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Rapporto a cura di Lanfranchi Editore per il Gruppo Sonders & Beach in collaborazione con l’Associazione Italiana Turismo Gay and Lesbian
Sono 3 milioni le persone LGBT dichiarate in Italia e producono un fatturato da 2,7 miliardi nel mondo del turismo italiano.
Hanno un buon livello di istruzione e redditi mediamente alti che li spingono a viaggiare più volte l’anno. Tra le destinazioni è prediletta l’Italia nell’ultimo periodo, ma nel medio raggio Spagna e Grecia hanno un ruolo sempre predominante. Sul lungo raggio gli Stati Uniti restano la meta incontrastata con una contrazione rispetto a qualche anno fa per mere questioni economiche.
Internet è preponderante sia per informarsi che per acquistare: la sharing economy piace alle persone LGBT.
Immutata la fiducia in chi ha fiducia: essere gay friendly per una destinazione, un hotel, un’agenzia di viaggi, significa aprirsi a questo mercato che esige il palesarsi chiaro di questo aspetto. Le agenzie e i tour operator che propongono offerte dedicate, pur essendo utilizzati da una minoranza, sono guardati con interesse.
NEL DETTAGLIO
Chi sono i turisti LGBT
Hanno una laurea specialistica nel 24% dei casi e svolgono professioni qualificate: il 14% libero è professionista e il 9% è dirigente contro una media del 3% degli italiani, mentre all’opposto solo il 7% è nella categoria operai e commessi, contro il 10% degli italiani.
Nel 41% dei casi hanno un reddito che va dai 1500 euro ai 3000 contro il 28% della popolazione italiana.
Il popolo LGTB non si distanzia invece da alcune caratteristiche proprie degli italiani a confronto con altri Paesi del mondo: se il 24% vive da solo, e il 34% convive con partner, una buona fetta (il 29%) vive ancora con i genitori. Inoltre, se nel rispondere alle domande della ricerca tutti hanno manifestato il loro orientamento sessuale apertamente, nella vita reale la quota di chi dichiara liberamente le proprie scelte scende al 56% del totale campione (è il 63% fra gli uomini e il 48% fra le donne).
Quasi tutti hanno uno smartphone (92%), il ché non è scontato per gli italiani: solo il 62% ne ha uno. Il 71% possiede un’auto personale, e molti di più della media hanno un tablet (52% contro il 21% degli italiani).
Una cosa è certa: il segmento Lgbt è decisamente “social” e usa strumenti tecnologici evoluti, oltre ai servizi delle piattaforme digitali, che consentono la condivisione di beni e la sostenibilità secondo i dettami odierni della sharing economy. Il 91% dei turisti LGTB in Italia ha almeno un account social. Il 28% fa uso di host sharing (Airbnb 20%, Masterbnb 3%, Couchsurfing 1%, altre 9%). Il 28% usa app per viaggi e vacanze, il 26% fa uso di car sharing (Blablacar 11%, Enjoy Eni 8%, Uber 4%, Cart2go 4%, Altre 6%), il 19% usa App di dating.
L’85% ha profili facebook, l’87% usa whatsapp, il 52% Instagram, il 39% Twitter, il 28% Linkedin. Snapchat occupa il 12% del mondo social gay, una fetta non indifferente.
Come comprano
La forte connotazione digitale influisce anche sulle scelte di informazione pre-acquisto di un viaggio. Il 67% usa canali internet per informarsi per la vacanza lunga. Se si osserva che nel 2013 era il 44% si capisce la portata del cambiamento nelle scelte della community LGTB. Si informano soprattutto su portali di viaggio (expedia, e-dreams) siti di recensione, siti di tour operator, siti di cultura gay, social network e app dedicate ai viaggi. Essendo il popolo “colto” cui abbiamo accennato, non pochi si informano su riviste e guide turistiche (il 16%), mentre solo il 5% si informa su riviste puramente gay. Va in agenzia di viaggio l’11% dei turisti LGTB. Cambia il quadro per la vacanza breve: si ascoltano consigli amici e parenti nel 64% dei casi, ma anche qui internet ha il suo ruolo preponderante per il 42% della community.
Diverso invece quando decidono di acquistare, perché nel mercato globale ognuno ha il suo spazio: resistono le agenzie di viaggio e i tour operator catturando il 16% del mercato per le vacanze lunghe e il 6% di quelle brevi. I siti web specializzati in alloggio (tipo booking) sono decisivi per le vacanze lunghe ( 27%) e hanno un ruolo importante per quelle brevi (13%). Chi fa un week end, tuttavia ormai scavalca entrambe le intermediazioni e ha un rapporto diretto con l’albergo nel 41% dei casi. Una discreta fetta di mercato, il 5%, sceglie sia per gli short break che per le vacanze siti web dedicati alle case come Airbnb.
Dove Vanno
Sicuramente vanno in vacanza più della media degli italiani scegliendo le vacanze lunghe (oltre i 5 giorni nel 67% dei casi contro il 42% degli italiani) e a fronte di almeno 20 giorni di vacanza LGTB il turista italiano ne fa 16.
Inoltre, il 63% dei turisti LGTB affronta anche short break e il 30% fa viaggi di lavoro.
Tuttavia anche il segmento LGTB quest’anno ha scelto l’Italia per le sue vacanze, il 51% per l’esattezza (il 46% fra gli uomini e il 56% fra le donne). Segue la Spagna con il 26% delle preferenze, la Francia con il 14% e la Grecia all’11%. Insieme al quarto posto, con il 9% delle preferenze per la vacanza lunga: Germania, Olanda, Belgio, Lussemburgo. Le città visitate in ordine di scelta per i vacanzieri LGTB sono: Roma (17%), Milano (13%),Parigi (12%), Barcellona (11%), Londra (8%) e Napoli (7%) ben due punti sopra Ibiza, al 5%, come la nostra Palermo che scalza persino Mykonos e Sitges, storiche mete gay, nel 2016 al 4%.
Cambia invece il punto di vista se si chiede quali vengono considerate le mete gay friendly, ovvero i luoghi in cui non hanno timori di essere accolti male. L’80% ha citato una meta in Spagna. Per l’esattezza sul podio troviamo Barcellona al 30% delle preferenze, seguita immediatamente da Mikonos (29%), dalle Canarie, San Francisco e Londra(15%), Sitges (12%) e New York (11%). Prima tra le italiane oasi di tolleranza nell’ideale LGBT: Gallipoli (8%) al doppio di Torre del Lago località pioniera del turismo gay nel Bel Paese, oggi al 4%.
La differenza tra le scelte femminili e maschili nel mondo LGTB si fanno sentire sulla tipologia di vacanza lunga. Gli uomini vanno al mare (62% contro il 41% delle donne) o in città (32% uomini contro il 41% delle donne) le donne preferiscono il viaggio itinerante nel 28% dei casi contro il 16% degli uomini, e la montagna sta al 10% rispetto l’8% degli uomini.
Gli hotel sono di gran lunga i prediletti per l’hosting sia dagli uomini che dalle donne segnando il 51% delle scelte, seguiti da soggiorni presso parenti e amici al 22%. Interessante la fetta occupata dal circuito homely (airbnb e simili) con il 12% delle preferenze.
Perché si muovono
La motivazione che spinge alla vacanza è principalmente il benessere e l’accoglienza nel 41% dei casi. La cultura è un driver forte, al 32%, la natura segue al 25%(ma entrambi le motivazioni sono più interessanti per le donne). Divertimento e coolness, al 17% delle preferenze, sono invece più trainanti per gli uomini (25% contro il 9%).
Sebbene l’agenzia di viaggi sia un canale utilizzato da una minoranza, è considerato positivo che sia connotata gay friendly (63%). Analogamente la destinazione gay friendly è interessante per il 60% e gli uomini sono più propensi a sceglierla (66%). Una struttura ricettiva gay friendly è gradita dal 52% delle persone.
In effetti, prima ancora di partire il 48% delle persone sceglie una meta perché è gay friendly e questa maggioranza diventa assoluta nel caso degli uomini, per i quali tale aspetto risulta basilare.
Quanto e come spendono
La spesa media di una vacanza di 9 giorni è stata di 800 euro pro-capite, mentre per il week end l’investimento a persona è di 235 euro in media.
Diverso il comportamento tra uomini e donne in vacanza. Più del 40% del segmento LGTB ha frequentato locali gay nel corso della vacanza “lunga”, ma se scendiamo nel dettaglio il 63% sono uomini e il 23% sono donne.
Ufficio Stampa Sonders & Beach
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